8 mar 2009

British Women:Mary Wollstonecraft



Mary Wollstonecraft era nata a Londra il 27 aprile del 1759 da una famiglia di condizioni economiche modeste; a diciannove anni, a causa della rovina economica del padre, aveva cominciato a lavorare, dapprima aprendo una scuola insieme alle sue sorelle, poi come istitutrice. Parallelamente aveva iniziato anche a scrivere, riversando da subito nei suoi libri la presa di coscienza delle ingiustizie subite dalla donne, di cui fin da piccola si era resa conto, ribellandosi al padre violento che infliggeva maltrattamenti alla moglie e alle figlie
Nel 1787 pubblicò il libro “Riflessioni sull’educazione delle figlie”, cominciò a collaborare con la rivista “Analitical Review” e a frequentare il circolo Johnson, che radunava artisti ed intellettuali. Fu in questo periodo felice della sua vita che s’innamorò del poeta Fuseli, sposato; purtroppo l’amore con lui fu impossibile, e a nulla valse nemmeno la scandalosa proposta di Mary, alla moglie del poeta, di vivere un ménage a tre. In quegli stessi anni era entrata a far parte del gruppo di radicali dissenzienti che si riuniva attorno all'editore Joseph Johnson: Thomas Paine, William Blake, William Godwin, Heinrich Füssli. Nel 1792 per allontanarsi dal Fuseli si recò a Parigi, nella Francia rivoluzionaria; qui entrò in contatto con i girondini, intellettuali schierati a favore delle donne, con i quali predispose un progetto per l’istruzione popolare, e conobbe Gilbert Imlay, un ufficiale dell’esercito americano, uomo solido e concreto, anche uomo d’affari, per il quale cominciò a nutrire una profonda passione, con Imlay sognò una vita insieme, da vivere romanticamente in una fattoria in America, insieme alla loro figlia, ma non appena la piccola nacque lui la abbandonò e Mary tentò il suicidio. Per liberarsi di lei, la mandò in Svezia con l’incarico di provvedere ad alcuni affari, insieme alla figlia, che Mary andava educando secondo i suoi moderni principi. Tornata a Parigi scoprì che Imlay aveva un’altra donna, e tentò nuovamente il suicidio. Ripresasi, rifiutò l’ offerta dell’uomo di provvedere al mantenimento suo e della figlia e tornò in Inghilterra dove, nel gennaio del 1796, già famosa per il suo libro “I diritti delle donne”, ritrovò il filosofo e saggista William Godwin. Nell'Agosto di quell'anno cominciò a scrivere "L'oppressione della donna". Nel 1797, creando scandalo perché già incinta, Mary sposò William Godwin; il 10 settembre dello stesso anno morì. Dopo la sua morte Godwin adottò la piccola Fanny e scrisse la biografia della moglie. Mary Wollstonecraft è l’esponente più nota del circolo di scrittori creatosi attorno a Godwin, che utilizzano la narrativa per diffondere la nuova ideologia rivoluzionaria. Infatti, anche le opere della sua narrativa affrontano il tema dell’oppressione universalmente subita dalle donne da parte degli uomini. Rivendicazione dei diritti della donna (A Vindication of the Rights of Woman), pubblicato nel 1792, è un trattato in cui si rielabora la teoria rivoluzionaria francese contestualizzandola alle necessità femminili e in cui va evidenziato lo stretto legame delle idee dell’autrice con il dibattito politico contemporaneo. La "Rivendicazione" rese celebre la sua autrice nel mondo dei rivoluzionari, tanto che la sua opera fu pubblicata nel Regno di Napoli dove per ben dieci anni, nella Real Colonia di San Leucio, odierna frazione della città di Caserta, era stato in vigore il Codice delle Leggi Leuciane, il primo esempio di legislazione egalitaria pensato in chiave di genere da una donna per le donne, voluto da Maria Carolina d'Asburgo-Lorena, regina di Napoli, moglie di Ferdinando IV di Borbone. Morendo lasciò in sospeso il romanzo "Maria, or the wrongs of woman" (Maria, o i torti della donna), con il quale esprime la necessità di un riconoscimento pubblico dei diritti delle donne. Fondamentali le sue asserzioni sull’uguaglianza politica e sociale fra i due sessi, l’individuazione del legame fra dipendenza morale e dipendenza economica e, dunque la necessaria conseguente acquisizione dell’autonomia economica della donna in conquista di una piena padronanza di sé per non essere più assoggettata all’uomo, ma anche le critiche mosse al sistema, alla denuncia della disparità fra i ricchi e i poveri, il pronunciamento a favore del divorzio non solo, come contemplato al suo tempo, in caso di crudeltà fisica o adulterio del marito, ma come libera scelta. Mary, che da ragazza s’era ripromessa di non sposarsi mai, morì il 30 agosto del 1797 per febbre puerperale, dieci giorni dopo aver partorito la figlia Mary (Mary Shelley, che sarebbe poi divenuta l’autrice del famoso romanzo di Frankenstein). Nell’imminenza del lieto evento aveva smesso di scrivere per prepararsi serenamente all'evento: aveva chiesto di essere aiutata soltanto dalla levatrice, di non avere maschi intorno a sé, ed invece fu assistita da un medico negligente che le causò l’infezione fatale; morì fra atroci dolori, a soli trentotto anni. Diventata dopo la morte un simbolo, una bandiera nelle battaglie delle donne per l'emancipazione, fu poi dimenticata e non compresa dal femminismo contemporaneo, fino almeno agli anni '70, quando nel mondo anglosassone si è avuta un'esplosione di studi approfonditi ed appassionati che l'hanno riproposta in tutto il suo valore.
Citazioni:
  • Chi ha reso l'uomo il giudice esclusivo, se la donna condivide con lui il dono della ragione?
  • Ma, amata o trascurata che sia, il suo primo desiderio [della donna] dovrebbe essere di rendersi rispettabile, e non di dipendere per la propria felicità da un essere soggetto alle sue stesse debolezze [l'uomo].

10 commenti:

fabio r. ha detto...

una straordinaria figura!

the Tramp ha detto...

Una donna incredibile che andrebbe ricordata più spesso e studiata nelle scuole.E' incredibile il suo contributo alla lotta per i diritti delle donne e alla letteratura (ed aver passato i suoi geni a Mary Shelley). Complimenti per la scelta del personaggio, soprattutto nel giorno della festa delle donne, giorn in cui a mio avviso bisognerebbe riunirsi, uomini e donne, e leggere e discutere su "I diritti delle donne", anzichè regalare mimose o andare a vedere spogliarelli.E' incredibile quanta strada era stata fatta e quanto indietro siamo tornati.

Anonimo ha detto...

wow complimenti per il blog, mi piace un sacco!!! ti propongo uno scambio di link, tra tè e Londra c'è una certa affinità! :-D
fammi sapere, ciao a presto!

Neverland ha detto...

@fabio,purtroppo poco conosciuta e quasi mai ricordata nelle scuole
@the tramp,d'accordissimo, as usual!
@chery,il tuo blog è molto bello e interessante,complimenti anche a te.ok per lo scambio link!

Anonimo ha detto...

grazie mille, ho appena ricambiato :-)
buonissimo weekend!

Unknown ha detto...

Complimenti! ricercata ed acuta come sempre! ciao

mafalda ha detto...

Non conoscevo questa figura così importante.
Grazie un bel post e che dovrebbe servire a certe oche giulive a capire un po' di cosucce.
Da leggere i suoi scritti, appena sto meglio vado in biblioteca e cerco qualche suo libro.
Grazie

Neverland ha detto...

Grazie a tutti per i complimenti!!! :)

Anonimo ha detto...

Ho letto 2 dei tuoi post sulle british women,ovvero questa e "George Eliot".Non conoscevo nessuna delle 2,e ora voglio andare più a fondo.
Complimenti per il tuo blog,così dettagliato e così...inglese!
La cosa che mi colpisce di Londra ogni qual volta scendo dal treno,è il profumo.Ha un profumo particolare che non ho mai sentito altrove,per me è l'essenza!

Neverland ha detto...

@ Pat, grazie, sono lusingata, mi fa piacere aprire un piccolo sentiero verso argomenti nuovi!